Perché diciamo “sangue blu”? E le vene sono davvero blu?

Secondo lo storico Robert Lacey, l’espressione “sangue blu” nascerebbe in Spagna, quando la nobiltà castigliana si distingueva dai Mori (di pelle scura): sulla pelle chiara degli aristocratici le vene apparivano di un colore bluastro — da qui l’espressione spagnola “sangre azul”, sangue blu.

Ma… il sangue nelle vene è davvero blu?

La risposta è semplice: no, non lo è.
Il sangue è sempre rosso, sia nelle arterie che nelle vene. Quello che cambia è la quantità di ossigeno che trasporta, e dunque la tonalità di rosso.


Da cosa nasce il colore del sangue?

  • Quando respiriamo, l’ossigeno passa dagli alveoli polmonari al sangue e si lega all’emoglobina.
    Si forma così l’ossiemoglobina, un composto di colore rosso vivo. Questo sangue ossigenato scorre nelle arterie e raggiunge organi e tessuti.
  • Le cellule utilizzano l’ossigeno e rilasciano anidride carbonica (CO₂) che torna al cuore e poi ai polmoni attraverso le vene.
    Qui l’emoglobina si lega alla CO₂ formando la carbaminoemoglobina, di colore rosso scuro.

Dunque:

  • Sangue arterioso = rosso vivo (ricco di ossigeno)
  • Sangue venoso = rosso scuro (ricco di CO₂)

Niente blu.


Allora perché le vene sembrano blu attraverso la pelle?

Le arterie non sono visibili perché scorrono più in profondità e hanno pareti più spesse.
Le vene superficiali, invece:

  • si trovano poco sotto la pelle,
  • hanno pareti sottili,
  • contengono sangue rosso scuro.

Ma la nostra pelle e il tessuto adiposo assorbono le lunghezze d’onda della luce rossa e riflettono maggiormente quelle blu. È un effetto ottico che fa apparire le vene bluastre, soprattutto sulla pelle chiara.


In sintesi

  • Il sangue non è mai blu.
  • La differenza tra arterie e vene è nel contenuto di ossigeno, non nel colore.
  • L’idea di “sangue blu” è nata come simbolo aristocratico, non scientifico.
  • Le vene sembrano blu solo per un fenomeno ottico dovuto a pelle, luce e tessuto sottocutaneo.